DOCUMENTI SUI FAMIGLIARI DI GESU' GENITORI E PARENTI

venerdì 18 aprile 2008

LA PERPETUA VERGINITA' DI MARIA IN LUTERO-CALVINO-ZWINGLI

DA WIKIPEDIA TESTIMONIANZE SU LUTERO E CALVINO ZWINGLI

wikipedia-più antico e sistematico enunciatore di tale teoria è Girolamo che, rispondendo a Elvidio per cui i 'fratelli' erano fratelli carnali (v. dopo), scrive nel suo De Viri illustribus:

« Giacomo, chiamato fratello del Signore, soprannominato il Giusto, alcuni ritengono che fosse figlio di Giuseppe con un'altra moglie ma a me pare piuttosto il figlio di Maria sorella della madre di nostro Signore di cui Giovanni fa menzione nel suo libro. »


La teoria di Girolamo è sostenuta anche da Lutero: consapevole delle diverse possibilità per intendere l'espressione 'fratelli' di Gesù, non ritenne che si trattasse di fratelli carnali, né che Giuseppe aveva avuto figli da un matrimonio precedente, né che Giuseppe avesse simultaneamente due mogli. [2] Lutero credeva alla verginità perpetua di Maria: "durante e dopo il parto, come era vergine prima del parto, così lei rimase". [3] In particolare in una sua opera si legge:[4]

« Cristo ... è stato l'unico figlio di Maria, e la vergine Maria non ha avuto altri figli oltre a lui ... "fratelli" significa in realtà cugini, poiché la sacra scrittura e gli ebrei chiamano sempre fratelli i cugini... Egli, Cristo, il nostro salvatore, fu il frutto reale e naturale del grembo verginale di Maria... Ciò avvenne senza cooperazione dell'uomo, ed ella rimase vergine anche dopo. »
(Martin Lutero. Sermone sopra Giovanni, capitoli 1-4. 1537-39)

Anche gli altri riformatori protestanti del XVI sec., tra cui Calvino e Zwingli, mantennero questa posizione. In particolare, Calvino scrive:

« Secondo il costume ebraico si chiamano fratelli tutti i parenti. E tuttavia Elvidio si è mostrato troppo ignorante, nel dire che Maria ha avuto diversi figli perché in qualche punto si è fatta menzione di fratelli di Cristo »
(Calvino, Commento in Matteo 13,55)





Analisi [modifica]
Secondo la tradizione cattolica, l'interpretazione di adelfòi come 'cugini' riesce a ricondurre ad un quadro unitario, organico, coerente, non contraddittorio i molteplici indizi che sono rintracciabili nel Nuovo Testamento e nella tradizione successiva, testimoniata in particolare dal lavoro di Eusebio di Cesarea. Questa ipotesi non deriva da una sovralettura dogmatica (= voler dimostrare la verginità di Maria) delle fonti bibliche e storiche, ma da una paziente ricostruzione del puzzle formato dai tanti e frammentari tasselli sparsi rinvenibili in tali fonti. In tale disegno complessivo, ogni dato viene a combaciare, senza lasciare fuori alcun tassello. Se la tradizione cristiana prima e cattolica poi ha adottato l'interpretazione dei 'fratelli' come cugini, in definitiva, non è per una astratta esigenza teologica relativa alla verginalità di Maria, ma sulla base di criteri storico-critici.

Nei confronti della secolare interpretazione dei 'fratelli' come cugini sono state mosse negli ultimi secoli molte obiezioni. Queste sono state avanzate soprattutto dall'ampia parte del mondo riformato che su questo punto si è scostato dall'insegnamento di Lutero, intendendo adelfós come 'fratello' in senso proprio e non come 'cugino'.

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