DOCUMENTI SUI FAMIGLIARI DI GESU' GENITORI E PARENTI

giovedì 24 aprile 2008

I FRATELLI-CUGINI DI GESU' NON ERANO FRA I 12 APOSTOLI

I FRATELLI-CUGINI DI GESU' NON ERANO FRA I DODICI APOSTOLI.

CENTRO ANTI-BLASFEMIA
Analisi di Martino e Giuliano, studiosi biblisti

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Ecco i nomi dei fratelli del Signore ; Giacomo detto il minore, Giuseppe detto anche Joses, Simone e Giuda.

Alcuni padri della chiesa, avevano inventato, che
fra i dodici Apostoli vi fossero compresi i fratelli del
Signore; Giacomo, Simone e Giuda.
Identificavano Giacomo di Alfeo ; V.Mat: 10,3; V.Mar: 3,18;
V.Luc: 6,15; Atti: 1,13; con Giacomo fratello del Signore.

Identificavano Taddeo;V.Mat: 10,3,V.Mar. 3,18; e Giuda figlio di Giacomo;
V.Lu: 6,16 e Atti: 1,13, con Giuda fratello del Signore.

Identificavano Simone il Cananeo; V.Mat: 10,4; V.Mar: 3,18 e Simone lo zelota;
V.Lu: 6,15 e Atti: 1,13; con Simone fratello del Signore.

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ANALISI
Da Wikipedia;
Giacomo il minore, presto fu identificato con l'Apostolo Giacomo d'Alfeo,
fanno questo molti padri della chiesa compreso San Gerolamo.

Comunque ora molti studiosi non accettano più che Giacomo il minore parente del Signore
sia l'Apostolo Giacomo d'Alfeo,

Rossano Pietro,[2] nel commento a Galati 2:9 dice: "Giacomo, il fratello, cioè parente, cugino del Signore, si deve distinguere da Giacomo di Zebedeo, detto il Maggiore, e da Giacomo di Alfeo, entrambi del collegio dei Dodici. Presiedeva con grande autorevolezza la comunità di Gerusalemme." (pag. 1779)

Pasquero Fedele,[3] sembra escludere che sia Giacomo che Giuda (gli scrittori delle lettere) fossero apostoli: infatti nell'introduzione alla Lettera di Giacomo (pag. 1847) scrive: "L'autore di questa lettera si presenta come Giacomo, servo di Dio e del Signore Gesù Cristo, Giacomo 1:1 ma è difficile dire chi veramente sia. La probabilità inclina verso la persona di Giacomo, fratello del Signore, probabilmente non apostolo, Giacomo 3:1, favorito da un'apparizione di Gesù risorto, 1 Corinzi 15:7, a cui Pietro fece annunziare la propria liberazione dal carcere, Atti 12:17, stimato una delle colonne della chiesa, Galati 2:9, vescovo di Gerusalemme per una trentina d'anni, molto osservante del giudaismo, ucciso verso il 62 sotto il sommo sacerdote Anania, dopo la morte del procuratore Festo. A lui, appunto, la tradizione cristiana attribuisce la lettera."


Salvatore Garofalo [4] commenta così le scritture che menzionano Giacomo: Marco 15:40 "Giacomo è detto il Minore per distinguerlo dall'omonimo apostolo, figlio di Zebedeo e fratello dell'evangelista Giovanni. Da Matteo 27:56 Salome è la moglie di Zebedeo." (pag. 1023); Atti 12:17 "Si tratta di Giacomo, parente di Gesù (cfr. Mt 13,55; Gal 1,19) e capo della comunità di Gerusalemme." (pag. 1098); Galati 1:19 "Il cugino di Gesù era a capo della Chiesa di Gerusalemma: cfr At 12,17." (pag. 1158)
Così commenta l'Introduzione alla Lettera di Giacomo (pag. 1207) "Il Giacomo autore dello scritto sembra essere l'omonimo capo della comunità cristiana di Gerusalemme (At 12, 17; 21, 18), che si rivolge a giudeo-cristiani dispersi nel mondo greco-romano. Egli morrà nel 62 e più probabilmente scrisse tra il 57 e il 62, a motivo delle relazioni che si notano tra la lettera e gli altri scritti dell'A.T."
E l'Introduzione alla Lettera di Giuda (pag. 1227) "Il Giuda autore di questa lettera è 'fratello di Giacomo'; più probabilmente di Giacomo parente di Gesù, venerato capo della chiesa madre di Gerusalemme. Egli quindi non sarebbe l'apostolo Giuda Taddeo, detto 'di Giacomo', nel senso di figlio di Giacomo"

CENTRO-ANTI-BLASFEMIA

La tesi che identifica Alfeo con Cleofa, non ha alcun fondamento nelle scritture.
Questa tesi è stata inventata, per sostenere che gli Apostoli Giacomo di Alfeo
e Giuda Taddeo erano fratelli-cugini di Gesù.
Ma questa tesi è ridicola, infatti l'Apostolo Matteo si chiamava Levi figlio Alfeo;
V.Marco: 2,14. Quindi Matteo il publicano sarebbe fratello-cugino di Gesù.

Dal V.Marco: 15,40 e 3,18 ; vediamo che il fratello di Gesù è chiamato; Giacomo il Minore,
e l' Apostolo ; Giacomo di Alfeo;

Nei Testi Antichi abbiamo questa verità, in Recogn., const. apost., di Eusebio,
si specifica che in passato Giacomo figlio d'Alfeo; (V.Mat: 10, 3 ;V.Marc: 3, 18; V.Luc: 6, 15 )
fu ritenuto come Apostolo, mentre Giacomo il parente del Signore uno dei settanta discepoli.

Studiosi moderni come il defunto G.Barbaglio, sono arrivati a questa
conclusione, che Giacomo fratello del Signore non è Giacomo figlio
di Alfeo.

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ANLISI
Giuda, cugino di Gesù,fu presto identificato con l'Apostolo Giuda figlio di Giacomo Taddeo.

Ora molti studioni non accettano qusta identificazione.

Da Wikipedia

Pasquero Fedele,[3] sembra escludere che sia Giacomo che Giuda (gli scrittori delle lettere) fossero apostoli: infatti nell'introduzione alla Lettera di Giacomo (pag. 1847) scrive: "L'autore di questa lettera si presenta come Giacomo, servo di Dio e del Signore Gesù Cristo, Giacomo 1:1 ma è difficile dire chi veramente sia. La probabilità inclina verso la persona di Giacomo, fratello del Signore, probabilmente non apostolo, Giacomo 3:1, favorito da un'apparizione di Gesù risorto, 1 Corinzi 15:7, a cui Pietro fece annunziare la propria liberazione dal carcere, Atti 12:17, stimato una delle colonne della chiesa, Galati 2:9, vescovo di Gerusalemme per una trentina d'anni, molto osservante del giudaismo, ucciso verso il 62 sotto il sommo sacerdote Anania, dopo la morte del procuratore Festo. A lui, appunto, la tradizione cristiana attribuisce la lettera."
E in quella alla Lettera di Giuda: (pag. 1866) "L'autore stesso si dichiara fratello di Giacomo, che viene comunemente indicato come fratello di Gesù, quindi né l'uno né l'altro apostoli poiché in caso che lo fossero stati, non avrebbero mancato d'indicarlo. Come parente di Gesù dovette godere di grande stima nella chiesa primitiva, per cui poté rivolgere autoritativamente ai fedeli che certo lo conoscevano e che erano con ogni probabilità palestinesi, questo breve scritto."


Salvatore Garofalo commenta l'Introduzione alla Lettera di Giuda (pag. 1227) "Il Giuda autore di questa lettera è 'fratello di Giacomo'; più probabilmente di Giacomo parente di Gesù, venerato capo della chiesa madre di Gerusalemme. Egli quindi non sarebbe l'apostolo Giuda Taddeo, detto 'di Giacomo', nel senso di figlio di Giacomo"


Comunque i Padri della chiesa credevano che Taddeo fosse l'apostolo
Giuda figlio di Giacomo, infatti questo è chiaro dai Vangeli Sinottici.

Giuda fratello del Signore si presenta nella sua lettera come fratello di Giacomo
e non come suo figlio.
Gli studiosi moderni, sono arivati alla conclusione che Taddeo o Giuda
figlio di Giacomo non è Giuda il parente del Signore.
Anche nella prefazione della Lettera di Giuda, versione CEI, viene specificato
che Giuda il fratello del Signore non è Taddeo o Giuda figlio di Giacomo.
Poi alcuni Padri della chiesa, credevano che Giuda figlio di Giacomo o Taddeo,
fosse il fratello di Giacomo figlio d' Alfeo.

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ANALISI
Simone parente del Signore, col tempo fu identificato con l'apostolo Simone il Cananeo,
detto anche Zelota

CENTRO ANTI-BLASFMIA

Vari autori antichi e moderni identificano Simone il Cananeo; V.Mat: 10,4; V.Mar: 3,18 e Simone lo
zelota; V.Lu: 6,15 e Atti: 1,13; con Simone fratello del Signore.
Molti in passato hanno attribuito a Simone lo Zelota parecchie identità, che era Natanaele, Giuda-Taddeo.
Ma ecco una prova che Simone lo Zelota non è parente del Signore; vediamo che il parente del
Signore, Simone figlio di Cleopa, è morto crocifisso dai Romani a Gerusalemme, a 120 anni
sotto Traiano. Egesippo che racconta la sua storia non dice che era un Apostolo, uno dei dodici.
Vediamo invece che per quanto riguarda l'Apostolo Simone lo Zelota, esistono molte leggende apocrife,
che lo vogliono martire in terre lontane, secondo molte tradizioni sarebe morto martire di spada
nelle regioni del Caucaso.

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Nel Nuovo Testamento c'è distinzione tra Apostoli e fratelli del Signore.

Infatti i Vangeli indicano chiaramente che i fratelli parenti di Gesù non erano suoi Apotoli ;
Nel V.Giovanni : 3,12 ;
"Dopo queto fatto, discese a Cafarnao : lui, sua madre, i fratelli e i suoi discepoli".

Quindi abbiamo una distinzione tra parenti e discpoli già all'inizio della missione di Gesù.

V.Giov : 7,3-10, vediamo che questi parenti non hanno molta fede in Gesù, è viaggiano separatamente
da lui, che invece è sempre con gli Apostoli. Infatti mentre Gesù è con i suoi Apostoli, vediamo che
i fratelli parenti vanno a trovarlo, V.Mat: 12, 46-47.
Un altro esempio, dopo l'Ascensione di Gesù, gli Apostoli pregavano insieme alle donne,e si univano
a loro anche Maria madre di Gesù e i suoi fratelli; Atti: 1,13-14. Un altro esempio è in; I Corinti : 9,5.
Qui sono indicati gli Apostoli separatamente dai fratelli del Signore.
E' tanto chiaro che i fratelli parenti di Gesù non sono suoi Apostoli, e non sono compresi nei dodici.
Nelle Epistole vediamo che Pietro si presenta come Apostolo, mentre Giacomo e Giuda parenti
di Gesù, si definiscono suoi servi.

WIKIPEDIA-FRATELLI DI GESU' E APOSTOLI

Giacomo il Minore (... – 62) è stato uno dei dodici apostoli di Gesù.

Nei Vangeli viene indicato come Giacomo d'Alfeo (Matteo 10,3, Marco 3,18, Luca 6,15, Atti 1,13) uno dei dodici apostoli di Gesù Cristo. Non se ne conosce la data di nascita, la morte probabilmente per martirio nel 62.

L'apostolo Giuda nella sua lettera si identifica come fratello di Giacomo. Questi dovevano quindi essere stretti parenti di Cristo, in alcuni passi del Vangelo secondo Marco (15,40-41) vengono indicati come "Fratelli di Gesù[1]"

Si suppone che alla morte per martirio di Giacomo il Maggiore nel 42 diventa il responsabile della Chiesa di Gerusalemme.

Eusebio di Cesarea lo identifica con Giacomo il Giusto, per la sua forte figura morale (non è da confondere con l'omonimo Giacomo il Giusto a capo della Chiesa di Gerusalemme dopo la morte di Gesù). Nel Concilio di Gerusalemme richiamerà la nascente Chiesa ad accettare i convertiti pagani alla nuova fede senza pretendere l'adesione alla legge mosaica, in sintonia con quanto auspicato da Paolo, anche se alcuni ritengono che in realtà ci fu un forte contrasto fra i due apostoli. Giacomo è l'autore della prima delle Lettere cattoliche, che è indirizzata alle dodici tribù di Israele, sparse in tutto il mondo. Sarebbe stato ucciso secondo la tradizione a bastonate dopo essere stato gettato dalle mura del Tempio. Giuseppe Flavio nelle Antichità giudaiche (20,9,1) indica in Anna II il sommo sacerdote, l'istigatore di questa uccisione.

Si suppone che Giacomo il Minore sia lo stesso che nei Vangeli viene indicato come Giacomo d'Alfeo (Matteo 10:3, Marco 3:18, Luca 6:15, Atti 1:13) uno dei dodici apostoli di Gesù Cristo. Di lui non si conosce altro.
Se fossero realmente la stessa persona, si può supporre, con un certo conforto delle Scritture, che anche Alfeo e Cleofa potessero essere la stessa persona, in questo caso la madre di Giacomo sarebbe stata la Maria di Clèofa, di Giovanni 19:25 che nei versetti paralleli viene descritta come (Matteo 27:56) Maria madre di Giacomo e di Giuseppe e (Marco 15:40) Maria madre di Giacomo il minore e di Ioses.
Accettando questa ipotesi si può pensare che venisse chiamato il minore per distinguerlo dell’altro apostolo Giacomo, figlio di Zebedeo, mentre si può solo supporre che fosse dovuto al fatto di essere più giovane o più piccolo di statura.

Traduttori e commentatori Biblici hanno avanzato varie ipotesi, ad esempio:

Rossano Pietro,[2] nel commento a Galati 2:9 dice: "Giacomo, il fratello, cioè parente, cugino del Signore, si deve distinguere da Giacomo di Zebedeo, detto il Maggiore, e da Giacomo di Alfeo, entrambi del collegio dei Dodici. Presiedeva con grande autorevolezza la comunità di Gerusalemme." (pag. 1779)
Pasquero Fedele,[3] sembra escludere che sia Giacomo che Giuda (gli scrittori delle lettere) fossero apostoli: infatti nell'introduzione alla Lettera di Giacomo (pag. 1847) scrive: "L'autore di questa lettera si presenta come Giacomo, servo di Dio e del Signore Gesù Cristo, Giacomo 1:1 ma è difficile dire chi veramente sia. La probabilità inclina verso la persona di Giacomo, fratello del Signore, probabilmente non apostolo, Giacomo 3:1, favorito da un'apparizione di Gesù risorto, 1 Corinzi 15:7, a cui Pietro fece annunziare la propria liberazione dal carcere, Atti 12:17, stimato una delle colonne della chiesa, Galati 2:9, vescovo di Gerusalemme per una trentina d'anni, molto osservante del giudaismo, ucciso verso il 62 sotto il sommo sacerdote Anania, dopo la morte del procuratore Festo. A lui, appunto, la tradizione cristiana attribuisce la lettera."
E in quella alla Lettera di Giuda: (pag. 1866) "L'autore stesso si dichiara fratello di Giacomo, che viene comunemente indicato come fratello di Gesù, quindi né l'uno né l'altro apostoli poiché in caso che lo fossero stati, non avrebbero mancato d'indicarlo. Come parente di Gesù dovette godere di grande stima nella chiesa primitiva, per cui poté rivolgere autoritativamente ai fedeli che certo lo conoscevano e che erano con ogni probabilità palestinesi, questo breve scritto."
Mentre nell'Indice dei principali Nomi Propri (pag. 1996) cita i vari personaggi di nome Giacobbe (da cui evidentemente deriva Giacomo) "Giacobbe, figlio di Isacco ... Vi sono altri cinque personaggi di questo nome nel NT, di cui due Apostoli, v., un altro padre di S. Giuseppe Matteo 1:15, 16, uno fratello del Signore, Marco 15:40; Galati 1:19; Atti 12:17, l'ultimo padre di Giuda Apostolo, Giuda 1 (ove è detto fratello)"
Salvatore Garofalo [4] commenta così le scritture che menzionano Giacomo: Marco 15:40 "Giacomo è detto il Minore per distinguerlo dall'omonimo apostolo, figlio di Zebedeo e fratello dell'evangelista Giovanni. Da Matteo 27:56 Salome è la moglie di Zebedeo." (pag. 1023); Atti 12:17 "Si tratta di Giacomo, parente di Gesù (cfr. Mt 13,55; Gal 1,19) e capo della comunità di Gerusalemme." (pag. 1098); Galati 1:19 "Il cugino di Gesù era a capo della Chiesa di Gerusalemma: cfr At 12,17." (pag. 1158)
Così commenta l'Introduzione alla Lettera di Giacomo (pag. 1207) "Il Giacomo autore dello scritto sembra essere l'omonimo capo della comunità cristiana di Gerusalemme (At 12, 17; 21, 18), che si rivolge a giudeo-cristiani dispersi nel mondo greco-romano. Egli morrà nel 62 e più probabilmente scrisse tra il 57 e il 62, a motivo delle relazioni che si notano tra la lettera e gli altri scritti dell'A.T."
E l'Introduzione alla Lettera di Giuda (pag. 1227) "Il Giuda autore di questa lettera è 'fratello di Giacomo'; più probabilmente di Giacomo parente di Gesù, venerato capo della chiesa madre di Gerusalemme. Egli quindi non sarebbe l'apostolo Giuda Taddeo, detto 'di Giacomo', nel senso di figlio di Giacomo"
Le scritture che parlano di Giacomo vengono così commentate dall'Abate Don Giuseppe Ricciotti: [5] Matteo 13:55-58 "figlio del legnaiuolo, di Giuseppe, tale era stimato Gesù dagli abitanti di Nazaret, ignari del concepimento soprannaturale di Lui, e giudicando secondo la condizione legale per cui Giuseppe era sposo di Maria. Suoi fratelli ... sue sorelle, qui come altrove nel senso di cugini e parenti; e in realtà, dei quattro "fratelli" qui nominati, proprio i due primi - cioè Giacomo e Giuseppe - saranno presentati in seguito come figli di quella Maria moglie di Cleofa che fu ai piedi della croce di Gesù insieme con Maria madre di Lui." (pag. 1402); Luca 6:13-16 "All'alba, chiamò i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli, cioè: Simone, a cui mise anche nome Pietro, e Andrea fratello di lui, Giacomo e Giovanni, Filippo e Bartolomeo, Matteo e Tommaso, Giacomo figlio d'Alfeo e Simone detto Zelote, Giuda fratello di Giacomo e Giuda Iscariote, che fu poi traditore." (pag. 1469 non vi è commento a questo versetto però si può notare che specifica che Giuda è fratello di Giacomo diversamente dalle altre versioni considerate.[6]); Galati 1: 18, 19 "Pietro: il greco ha Cefa (cfr. 2, 9). — Giacomo il fratello del Signore: cioè cugino di Gesù, è Giacomo il Minore (vedi l'Introduzione s. Giacomo). Perciò Paolo venuto a Gerusalemme per conoscere e riverire Pietro, entrò in relazione anche con Giacomo: questi due infatti, insieme con Giovanni, erano i più insigni apostoli (cfr. 2, 9)." (pag. 1638) Galati 2: 9 "Colonne della Chiesa (cfr. 1, 18-19; 2, 8): Giacomo era parente di Gesù, Pietro era capo della Chiesa, Giovanni era stato il discepolo prediletto di Gesù." (pag. 1638)
La Lettera di Giacomo (pag. 1719) viene così introdotta: "Giacomo, autore di questa lettera, è l'apostolo Giacomo figlio di Alfeo, cioè Giacomo il Minore, chiamato anche fratello del Signore ossia parente di Gesù Cristo. Fu martirizzato nell'anno 62, mentre era a capo della chiesa di Gerusalemme."
Quella di Giuda (pag. 1757) invece: "L'autore di questa lettera è l'apostolo Giuda soprannominato Taddeo, fratello di Giacomo (vedi l'Introduzione alla lettera di Giacomo)."
Giacomo 'fratello' (cugino) del Signore deve essere distinto dall'apostolo Giacomo il Minore figlio di Alfeo: il Giacomo fratello del Signore che si dichiara autore della neotestamentaria Lettera di Giacomo non si autoidentifica come 'apostolo', mentre se lo fosse stato lo avrebbe sicuramente indicato. Di contro, in Gal 1,19 Paolo indica Giacomo come apostolo (per la distinzione Giacomo Minore/fratello v. p.es. i cattolici Ugo Vanni,[7] Pasquero Fedele[8]; a favore invece dell'identificazione tradizionale Giacomo Minore = 'fratello', v. p.es. Giuseppe Ricciotti[9]).
Similmente, anche Giuda fratello di Giacomo, e dunque fratello di Gesù, deve esse distinto dall'apostolo Giuda Taddeo, poiché nell'incipit della Lettera di Giuda non si autoidentifica come 'apostolo' (v. i cattolici Pasquero Fedele,[10] Salvatore Garofalo;[11] a favore invece dell'identificazione tradizionale dei Giuda Taddeo e 'fratello', v. p.es. Giuseppe Ricciotti[12]).
Va fatto notare che tali scissioni (Giacomo fratello/Giacomo Minore; Giuda fratello/Giuda Taddeo) si basano sulla loro mancata autoidentificazione come apostoli, e la validità del silentium come argumentum non è molto solida.

L'APOSTOLO GIUDA-TADDEO NON E' PARENTE DI GESU'

CENTRO ANTI-BLASFEMIA

Analisi di Martino e Giuliano, studiosi biblisti.

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GIUDA FIGLIO DI GIACOMO NON E' PARENTE DI GESU'.

Alcuni padri della chiesa, avevano inventato, che
fra i dodici Apostoli vi fossero compresi i fratelli del
Signore; Giacomo, Simone e Giuda.
Identificavano Giacomo di Alfeo ; V.Mat: 10,3; V.Mar: 3,18;
V.Luc: 6,15; Atti: 1,13; con Giacomo fratello del Signore.
Identificavano Taddeo;V.Mat: 10,3,V.Mar. 3,18; e Giuda figlio di Giacomo;
V.Lu: 6,16 e Atti: 1,13, con Giuda fratello del Signore.
Identificavano Simone il Cananeo; V.Mat: 10,4; V.Mar: 3,18 e Simone lo zelota;
V.Lu: 6,15 e Atti: 1,13; con Simone fratello del Signore.
Vediamo che nella storia ecclesiastica di Eusebio viene specificato
che Taddeo è uno dei 72 discepoli, mentre in certi apocrifi come gli
Atti di Tommaso in greco, Taddeo viene scambiato per un Giuda Tommaso
fratello del Signore.
Comunque i Padri della chiesa credevano che Taddeo fosse l'apostolo
Giuda figlio di Giacomo, infatti questo è chiaro dai Vangeli Sinottici.

Giuda fratello del Signore si presenta nella sua lettera come fratello di Giacomo
e non come suo figlio.
Gli studiosi moderni, sono arivati alla conclusione che Taddeo o Giuda
figlio di Giacomo non è Giuda il parente del Signore.
Anche nella prefazione della Lettera di Giuda, versione CEI, viene specificato
che Giuda il fratello del Signore non è Taddeo o Giuda figlio di Giacomo.
Poi alcuni Padri della chiesa, credevano che Giuda figlio di Giacomo o Taddeo,
fosse il fratello di Giacomo figlio d' Alfeo.

Ma a parte che i Vangeli Sinottici specificano che Giuda-Taddeo è figlio
di Giacomo e non suo fratello, vediamo che nemmeno Giacomo figlio
d'Alfeo è parente di Gesù.
Studiosi moderni come il defunto G.Barbaglio, sono arrivati a questa
conclusione, che Giacomo fratello del Signore non è Giacomo figlio
d'Alfeo.
Nei Testi Antichi abbiamo questa verità, in Recogn., const. apost., di Eusebio,
si specifica che in passato Giacomo figlio d'Alfeo; (V.Mat: 10, 3 ;V.Marc: 3, 18; V.Luc: 6, 15 )

fu ritenuto come Apostolo, mentre Giacomo il parente del Signore uno dei 72 discepoli.

L'APOSTOLO SIMONE LO ZELOTA NON E' PARENTE DI GESU'

CENTRO ANTI-BLASFEMIA

Analisi di Martino e Giuliano, studiosi biblisti

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SIMONE LO ZELOTA O IL CANANEO NON E' IL PARENTE DEL SIGNORE.

Vari autori antichi e moderni identificano Simone il Cananeo; V.Mat: 10,4; V.Mar: 3,18 e Simone lo
zelota; V.Lu: 6,15 e Atti: 1,13; con Simone fratello del Signore.
Molti in passato hanno attribuito a Simone lo Zelota parecchie identità, che era Natanaele, Giuda-Taddeo.
Ma ecco una prova che Simone lo Zelota non è parente del Signore; vediamo che il parente del
Signore, Simone figlio di Cleopa, è morto crocifisso dai Romani a Gerusalemme, a 120 anni
sotto Traiano. Egesippo che racconta la sua storia non dice che era un Apostolo, uno dei dodici.
Vediamo invece che per quanto riguarda l'Apostolo Simone lo Zelota, esistono molte leggende apocrife,
che lo vogliono martire in terre lontane, secondo molte tradizioni sarebe morto martire di spada
nelle regioni del Caucaso.

I FIGLI DI MARIA DI GIACOMO SONO I CUGINI DI GESU'

CENTRO ANTI-BLASFEMIA

Analisi di Martino e Giuliano, studiosi bibisti.

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I FIGLI DI MARIA DI GIACOMO SONO I CUGINI DI GESU'

Dal Vangelo secondo Marco in 15,40, troviamo una certa discepola del Signore,
Maria madre di Giacomo il minore e di Joses.
In Marco 6,3, incontriamo come fratelli di Gesù; Giacomo e Joses.
Marco chiama con gli stessi nomi, i fratelli di Gesù e i figli di questa discepola.
Quindi si tratta delle stesse persone, Marco o l'autore di questo Vangelo, non
avrebbe usato stessi nomi e diminuitivi, per indicare persone diverse.

San Giovanni Crisostomo, credeva nell'apocrifo Protovangelo di Giacomo,
e ipotizzava che Maria madre di Giacomo il minor e Joses, fosse la Vergine Maria,
la quale adottò come suoi figli, i figli più piccoli dello sposo Giuseppe, il quale
aveva avuto figli nel precedente matrimonio.
Ma Maria madre di Giacomo non è la Vergine da come viene descritta nei Vangeli.
Poi Gerolamo dopo le dovute ricerche concluse affermando che questa Maria
di Giacomo era la cugina della Vergine e sposa di Cleopa fratello di Giuseppe sposo
della vergine.
Da Egesippo sappiamo che Maria sposa di Cleopa era la madre dei cugini di Gesù;
Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda.
Quindi i figli di Maria di Giacomo sono i cugini di Gesù.

sabato 19 aprile 2008

ALFEO NON E' PARENTE DI GESU'

CENTRO ANTI-BLASFEMIA

ALFEO NON E' PARENTE DEL SIGNORE
Analisi di Martino e Giuliano, studiosi biblisti.


La tesi che identifica Alfeo con Cleofa, non ha alcun fondamento nelle scritture.
Questa tesi è stata inventata, per sostenere che gli Apostoli Giacomo di Alfeo
e Giuda Taddeo erano fratelli-cugini di Gesù.
Ma questa tesi è ridicola, infatti l'Apostolo Matteo si chiamava Levi figlio Alfeo;
V.Marco: 2,14. Quindi Matteo il publicano sarebbe fratello-cugino di Gesù.

Nei Testi Antichi abbiamo questa verità, in Recogn., const. apost., di Eusebio,
si specifica che in passato Giacomo figlio d'Alfeo; (V.Mat: 10, 3 ;V.Marc: 3, 18; V.Luc: 6, 15 )

fu ritenuto come Apostolo, mentre Giacomo il parente del Signore uno dei settanta discepoli.
Ma i Vangeli indicano chiaramente che i fratelli parenti di Gesù non erano suoi Apotoli ;
V.Giov : 7,3-10, vediamo che questi parenti non hanno molta fede in Gesù, è viaggiano separatamente
da lui, che invece è sempre con gli Apostoli. Infatti mentre Gesù è con i suoi Apostoli, vediamo che
i fratelli parenti vanno a trovarlo, V.Mat: 12, 46-47.
Un altro esempio, dopo l'Ascensione di Gesù, gli Apostoli pregavano insieme alle donne,e si univano
a loro anche Maria madre di Gesù e i suoi fratelli; Atti: 1,13-14. Un altro esempio è in; I Corinti : 9,5.
Qui sono indicati gli Apostoli separatamente dai fratelli del Signore.
E' tanto chiaro che i fratelli parenti di Gesù non sono suoi Apostoli, e non sono compresi nei dodici.
Nelle Epistole vediamo che Pietro si presenta come Apostolo, mentre Giacomo e Giuda parenti
di Gesù, si definiscono suoi servi.

I QUATTRO CUGINI DI GESU'

CENTRO ANTI-BLASFEMIA

I CUGINI DI GESU' SONO QUATTRO FRATELLI

Analisi di Martino e Giuliano, studiosi biblisti.

Vediamo che Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda, sono quattro fratelli.
Il Blinzler propone il seguente quadro, Simone e Giuda, sarebbero figli di Maria ( di Cleofa) e Cleopa.
Giacomo e Giuseppe di Maria ( di Giacomo ) e un fratello di Maria madre di Gesù.
Quindi fra loro sono estranei , perché Simone e Giuda sarebbero cugini di Gesù da parte paterna,
e Giacomo e Giuseppe sarebbero cugini di Gesù da parte materna.
Quindi i fratelli Simone e Giuda con i fratelli Giacomo e Giuseppe sarebbero estranei.

Invece la realtà è limpida e chiara, dalla lettera di Giuda : 1, 1; vediamo che Giuda è vero fratello di Giacomo.
Da Egesippo sappiamo che Giacomo è fratello di Simone.
Dai Vangeli sappiamo che Giacomo e Giuseppe sono fatelli e figli di Maria di Giacomo.
Quindi prendiamo Giacomo è fratello con Giuda, Simone, e Giuseppe.

Quindi Maria di Giacomo è davvero Maria di Cleofa.
Già Egesippo dice che questi quattro fratelli sono figli di Maria di Cleopa,
comunque per certezza Simone figlio di Cleopa è fratello di Giacomo,
il quale risulta fratello di Giuda, e di Giuseppe.
Spieghiamo meglio, tramite Maria di Giacomo nominata nei Vangeli,
sappiamo che Giacomo e Giuseppe sono fratelli, ora tramite l'Epistola
di Giuda, sappiamo che Giuda e Giacomo sono fratelli, tramite i Padri
della chiesa sappiamo che Simone è figlio di Cleopa e fratello di Giacomo.
Quindi sono quattro fratelli veri, figli di Cleopa, e Maria detta di Cleopa è la loro Madre,
la quale in effetti è cugina della Madre di Gesù. Quindi la Maria detta di Giacomo
e Maria di Cleopa sono la stessa persona.
Poi vediamo che questi quattro fratelli sono doppiamente cugini a Gesù, dal
lato paterno con Cleopa fratello di Giuseppe, e dal lato Materno con Maria di
Cleofa cugina di Maria, madre di Gesù.
Resta questo fatto, se escludiamo la testimonianza di Egesippo che racconta che
Maria di Cleofa è parente della Vergine, possiamo anche accettare che nel
Vangelo di Giovanni Maria di Cleofa è chiamata sorella di Maria, perché è
sua cognata, essendo sposa di Cleopa, fraello di Giuseppe.
In tal caso i quattro fratelli sono cugini di Gesù solo dal lato paterno.

I FRATELI DI GESU' SONO FIGLI DI CLEOPA

CENTRO ANTI-BLASFEMIA

I FRATELLI DI GESU' SONO FIGLI DI CLEOPA ZIO DI GESU'
Analisi elaborata da Martino e Giuliano, studiosi biblisti.

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TESI SUI FRATELLI DI GESU'

Prima tesi; sostenuta dalla tradizioe e ufficializzata da Gerolamo che studiò il caso.
I fratelli di Gesù, sarebbero figli di Cleopa fratello di Giuseppe, padre putativo di Gesù.
Egesippo un cristiano che veniva dal giudaesimo, conosceva molte cose riguardo
ai famigliari di Gesù, e raccontò che il fratello di Gesù Simone era figlio di Cleopa, fratello
di Giuseppe, padre putativo di Gesù, e anche Giacomo fratello di Gesù, era figlio
di Cleopa, ed era cugino di Gesù sia dal lato paterno che materno, perché
Maria sposa di Cleopa era cugina di Maria madre di Gesù.
Quindi Maria madre di Giacomo il Minore e di Giuseppe; (V.Marco: 15,40,
è madre anche di Simone e Giuda, perché Maria madre di Giacomo è
Maria di Cleofa, sorella-cugina-parente-cognata di Maria madre di Gesù; (V.Giov: 19,25 ).
Vediamo che nella lettera di Giacomo, l'autore si presenta come servo del Signore Gesù;
(Let. Giacomo: 1,1 ). Vediamo che Giuda nella sua lettera si presenta come servo di
Gesù e fratello di Giacomo; (Let.Giuda :1,1 ).
Quindi Giacomo e Giuda sono fratelli tra loro, e non di Gesù.
Egesippo afferma che Simone è fratello di Giacomo e figlio di Cleopa fratello di Giuseppe,
( citato in Eusebio, HE.III, 32, 1-6)
Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda, sono figli di Maria sposa di Cleopa,
(citato in Eusebio, HE, IV, 22 )
Giacomo è cugino di Gesù per lato materno e paterno citato da Egesippo,
( citazione in Eusebio, HE, II ,11 , 1 e HE, I I, 23, 6 )

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Seconda tesi; i fratelli di Gesù sarebbero figli di un precedente matrimonio di Giuseppe.
Questo è il credo della Chiesa ortodossa, che si basa sul falso
Protovangelo di Giacomo. Dove Giuseppe vecchio vedovo con figli avrebbe sposato
la vergine Maria. Questa tesi è totalmente assurda, principalmente perché
Maria la madre di Giacomo il Minore e Giuseppe è viva, e la troviamo come
discepola di Gesù, e accanto alla croce; (V.Matteo : 27, 56 )
Maria di Cleofa, che è la madre di Simone figlio di Cleopa e Giacomo, e anche madre degli atri
due fratelli; Giuseppe e Giuda, la troviamo accanto alla croce insieme alla sua parente
Maria madre di Gesù; (V.Giov. : 19,25 ) naturalmente Maria di Giacomo e Maria di Cleofa sono la stessa persona.
Quindi la madre di Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda è viva,
e non è la moglie di Giuseppe, sposo di Maria, la madre di Gesù,
ma del fratello di lui Cleofa.
Quindi chi ha inventato un Giuseppe vedovo con figli per giustificare
la presenza dei fratelli di Gesù era molto ignorante riguardo il Vangelo.
Gli atti apocrifi di Abdia, per giustificare che la madre di Giacomo e Giuseppe è viva,
inventa un Giuseppe bigamo ,avrebbe sposato prima Maria la figlia di Cleofa con cui
avrebbe avuto Giacomo e poi avrebbe sposato la Vergine Maria.
Poi Maria figlia di Cleofa avrebbe sposato Alfeo con il quale avrebbe avuto altri
figli, Simone e Giuda, un invenzione piena di totale confusione.
Quindi la tesi di un precedente matrimonio di Giuiseppe è totalmente falsa.

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Terza tesi; sostenuta da Tertulliano e ripresa da Elvidio.
Maria e Giuseppe dopo Gesù, avrebbero avuto altri figli.
Questa tesi non ha nessun fondamento. Prima di tutto, vediamo che
se Maria madre di Gesù avesse avuto altri figli, Gesù morente non l'avrebbe affidata al
suo apostolo prediletto Giovanni; (V.Giov. : 19,26-27 ).
Poi vediamo che la madre dei fratelli di Gesù è Maria madre di Giacomo e Giuseppe,
citata anche come l'altra Maria; ( V.Matteo: 27,61 e 28,1 ).
Ora se Maria di Giacomo sarebbe la madre di Gesù, sarebbe citata con più rispetto,
e non semplicemente l'altra Maria, poi se Maria di Giacomo fossse la madre di Gesù,
sarebbe stata indicata con Maria madre di Gesù e non Maria madre di Giacomo, visto
che Gesù è suo figlio primogenito; (V.Luca: 2,7 ).
No assolutamente no Maria di Giacomo non è la madre di Gesù.
San Giovanni Crisostomo, aveva ipotizzato questo; che la madre di Gesù era Maria di Giacomo.

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CONCLUSIONE
I fratelli di Gesù hanno per madre Maria di Giacomo,che non è per nulla la madre di Gesù.
Giuseppe non è vedovo, visto che la madre dei fratelli di Gesù è vivente,
Giuseppe non è bigamo voisto che Maria di Giacomo è anche Maria sposa di Cleofa.
Egesippo dice che Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda sono figli
di Cleopa fratello di Giuseppe, e di Maria parente della madre di Gesù.
E' storico che Simone detto fratello di Gesù era figlio di Cleopa, e Giacomo
fratello di Gesù, era vero fratello di Simone di Cleopa.
Quindi quello che racconta Egesippo è la verità, i fratelli di Gesù sono figli di
Cleopa e di Maria detta; madre di Giacomo, l'altra Maria, ed anche Maria di Cleofa.

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Tutti i protetanti della riforma che si inventano fratelli di Gesù, come figli della madre di Gesù,
sono dei falsi e bestemmiano contro la Santissima famiglia di Gesù.
Poi che folli ! Come si inventano tale falsità senza fondamento evangelico ?
Questa invenzione blasfema è del tutto moderna visto che i fondatori della
riforma protestante, Lutero, Calvino e Zwingli, crededevano nella verginita' perpetua
di Maria e che i fratelli di Gesù in realtà erano suoi cugini.

ARTICOLO POSTATO IN
http://groups.google.com:80/group/centro-anti-blasfemia?hl=it

venerdì 18 aprile 2008

EBREO-CRISTIANO CREDE ALLA PERPETUA VERGINITA' DI MARIA

Daniele Ascarelli, ebreo-cristiano antitalmudista.
Noi ebrei-cristiani sentiamo un gran dolore, la nostra sinagoga-chiesa,
diciamo credo, col tempo si è diluito, io sono nato da ebrei convertitesi al
luteranesimo, nel 1870. Già i miei trisavoli erano alla ricerca delle radici
ebraico-cristiane, io sto continuando questo cammino.
Cerco tutti i documenti del primo cristianesimo, delle chiese cristiane
fondate da Paolo, quella di Corinto, di Roma e le altre,ho trovato
testimonianza di ebrei-cristiani in questa chiesa primitiva.
La chiesa primitiva dei primi secoli è la chiesa di nostro Signore
Gesù, non è la chiesa cattolica d'oggi pagana e sincretista,
ovvero la Babilonia la grande della Rivelazione, ma fino due secoli,
è un a chiesa ebreo-cristiana, infatti lo si capisce anche da come
celebrano la PESACH,perfino usavano il pane azzimo.
Egesippo essendo un ebreo.cristiano è degno di fiducia.
Lutero crede nella purezza della madre di nostro Signore ,
e anche io accetto questa tesi, infatti per me è blasfemo,
soltanto pensare che una giovane fanciulla coperta dallo
Spirito Santo e dalla potenza dell' Altissimo; secondo
Luca : 1,35, potesse avere osceni rapporti intimi.
Comunque ogni uno è libero di credere come vuole,
tanto con i fratelli del Signore, figli di Maria e Giuseppe, tanto
figli di un precedente matrimonio di Giuseppe, tanto come
io credo, figli di Cleofa fratello di Giuseppe, padre terreno
di nostro Signore.
Cattolici, noi, ma per carità, i cattolici credono che la madre
di nostro Signore sia una dea, con gli stessi poteri dello
Onnipotente, infatti i cattolici sono pagani vestiti di cristianesimo,
e Maria, madre di nostro Signore per loro è Iside, o Cibele,
la grande madre.
Nel sito mettiamo idee cristiane di tutte le correnti, solo
per discutere e delineare la verità.
Comunque da ebreo-cristiano trovo blasfemo l'accanimento
ginecologico dei Padri della chiesa e poi dei cattolici
che vanno cercando prove sull' imene della Madre di nostro
Signore. Ipocriti cattolici ora perfino accettano in Gesù
peccatore, amante di M.Maddalena, o Maria di Betania,
e perfino trasformano Giacomo Giusto in stupratore della
madre di nostro Signore. Si fanno questo attraverso
films blasfemi che loro stessi vendono, infatti la chiesa cattolica
è davvero Babilonia la grande.

LA PERPETUA VERGINITA' DI MARIA IN LUTERO-CALVINO-ZWINGLI

DA WIKIPEDIA TESTIMONIANZE SU LUTERO E CALVINO ZWINGLI

wikipedia-più antico e sistematico enunciatore di tale teoria è Girolamo che, rispondendo a Elvidio per cui i 'fratelli' erano fratelli carnali (v. dopo), scrive nel suo De Viri illustribus:

« Giacomo, chiamato fratello del Signore, soprannominato il Giusto, alcuni ritengono che fosse figlio di Giuseppe con un'altra moglie ma a me pare piuttosto il figlio di Maria sorella della madre di nostro Signore di cui Giovanni fa menzione nel suo libro. »


La teoria di Girolamo è sostenuta anche da Lutero: consapevole delle diverse possibilità per intendere l'espressione 'fratelli' di Gesù, non ritenne che si trattasse di fratelli carnali, né che Giuseppe aveva avuto figli da un matrimonio precedente, né che Giuseppe avesse simultaneamente due mogli. [2] Lutero credeva alla verginità perpetua di Maria: "durante e dopo il parto, come era vergine prima del parto, così lei rimase". [3] In particolare in una sua opera si legge:[4]

« Cristo ... è stato l'unico figlio di Maria, e la vergine Maria non ha avuto altri figli oltre a lui ... "fratelli" significa in realtà cugini, poiché la sacra scrittura e gli ebrei chiamano sempre fratelli i cugini... Egli, Cristo, il nostro salvatore, fu il frutto reale e naturale del grembo verginale di Maria... Ciò avvenne senza cooperazione dell'uomo, ed ella rimase vergine anche dopo. »
(Martin Lutero. Sermone sopra Giovanni, capitoli 1-4. 1537-39)

Anche gli altri riformatori protestanti del XVI sec., tra cui Calvino e Zwingli, mantennero questa posizione. In particolare, Calvino scrive:

« Secondo il costume ebraico si chiamano fratelli tutti i parenti. E tuttavia Elvidio si è mostrato troppo ignorante, nel dire che Maria ha avuto diversi figli perché in qualche punto si è fatta menzione di fratelli di Cristo »
(Calvino, Commento in Matteo 13,55)





Analisi [modifica]
Secondo la tradizione cattolica, l'interpretazione di adelfòi come 'cugini' riesce a ricondurre ad un quadro unitario, organico, coerente, non contraddittorio i molteplici indizi che sono rintracciabili nel Nuovo Testamento e nella tradizione successiva, testimoniata in particolare dal lavoro di Eusebio di Cesarea. Questa ipotesi non deriva da una sovralettura dogmatica (= voler dimostrare la verginità di Maria) delle fonti bibliche e storiche, ma da una paziente ricostruzione del puzzle formato dai tanti e frammentari tasselli sparsi rinvenibili in tali fonti. In tale disegno complessivo, ogni dato viene a combaciare, senza lasciare fuori alcun tassello. Se la tradizione cristiana prima e cattolica poi ha adottato l'interpretazione dei 'fratelli' come cugini, in definitiva, non è per una astratta esigenza teologica relativa alla verginalità di Maria, ma sulla base di criteri storico-critici.

Nei confronti della secolare interpretazione dei 'fratelli' come cugini sono state mosse negli ultimi secoli molte obiezioni. Queste sono state avanzate soprattutto dall'ampia parte del mondo riformato che su questo punto si è scostato dall'insegnamento di Lutero, intendendo adelfós come 'fratello' in senso proprio e non come 'cugino'.

MARIA DI CLEOFA E' MARIA DI GIACOMO

MARIA DI CLEOFA E' ANCHE MARIA LA MADRE DI GIACOMO E GIUSEPPE
MENTRE MARIA DI GIACOMO NON E' LA MADRE DI GESU'

Giov 19,25-27: Maria, la moglie di Cleofa (vedere Luca 24,18) non può essere la sorella di carne di Maria, la madre di Gesù, ma è sua cugina, considerata sua sorella secondo l’abitudine orientale già vista. Inoltre non potrebbero esserci due Marie nella stessa famiglia.

“Ecco tuo figlio…ecco tua madre” (Giov 19,26-27): Giovanni non è il figlio di Maria e neppure

Ella sua madre secondo il corpo: è una figliolanza spirituale. Se Maria avesse avuto altri figli, perché Giovanni avrebbe dovuto “prenderla con sé” e non è andata con gli altri? Alcuni risponderanno: “Perché i suoi fratelli non credevano in lui” (Giov 7,5). Noi rispondiamo ancora dicendo: questi fratelli sono i compaesani di Gesù, gli abitanti di Nazareth, il suo villaggio natale, che non credevano in Gesù e ai quali Gesù dice: “In verità vi dico che nessun profeta è ben accetto nella sua patria” (Luca 4,24). Non sono dunque i suoi “fratelli” Giacomo, Ioses, Giuda e Simone, già citati. Questi, invece, credono in lui e diventano suoi apostoli (vedere le

lettere di Giacomo e Giuda e ancora: Atti1,14 e 12,17 / 1 Corinzi 9,5 e 15,6 / Galati 1,19).



3) Marco 15,40: Questa “Maria madre di Giacomo e di Ioses” è Maria moglie di Cleofa e “sorella” della Vergine in Giov 19,25-27. E’ questa la madre di Giacomo, Ioses, Giuda e Simone. Questa viene chiamata “sorella” della Vergine Maria, dunque i suoi figli vengono detti “fratelli” di Gesù: in realtà sono cugini. (Alcuni rispondono a questo che, in Marco 15,40, si tratta della Madre di Gesù. Se Marco avesse parlato della Vergine Maria, avrebbe dovuto dire: “Maria, madre di Gesù, di Giacomo, di Ioses, Giuda e Simone”, perché Gesù è stato il primogenito.). E' da considerare inoltre che in una famiglia ebraica non potevano esserci due sorelle con lo stesso nome, per cui anche in questo caso, Maria "sorella" della Madonna, in realtà era cugina.

http://it.answers.yahoo.com/question/index?qid=20080303142834AAKklxn

MARIA DI CLEOFA E' MARIA DI GIACOMO

MARIA DI CLEOFA E' ANCHE MARIA LA MADRE DI GIACOMO E GIUSEPPE
MENTRE MARIA DI GIACOMO NON E' LA MADRE DI GESU'

Giov 19,25-27: Maria, la moglie di Cleofa (vedere Luca 24,18) non può essere la sorella di carne di Maria, la madre di Gesù, ma è sua cugina, considerata sua sorella secondo l’abitudine orientale già vista. Inoltre non potrebbero esserci due Marie nella stessa famiglia.

“Ecco tuo figlio…ecco tua madre” (Giov 19,26-27): Giovanni non è il figlio di Maria e neppure

Ella sua madre secondo il corpo: è una figliolanza spirituale. Se Maria avesse avuto altri figli, perché Giovanni avrebbe dovuto “prenderla con sé” e non è andata con gli altri? Alcuni risponderanno: “Perché i suoi fratelli non credevano in lui” (Giov 7,5). Noi rispondiamo ancora dicendo: questi fratelli sono i compaesani di Gesù, gli abitanti di Nazareth, il suo villaggio natale, che non credevano in Gesù e ai quali Gesù dice: “In verità vi dico che nessun profeta è ben accetto nella sua patria” (Luca 4,24). Non sono dunque i suoi “fratelli” Giacomo, Ioses, Giuda e Simone, già citati. Questi, invece, credono in lui e diventano suoi apostoli (vedere le

lettere di Giacomo e Giuda e ancora: Atti1,14 e 12,17 / 1 Corinzi 9,5 e 15,6 / Galati 1,19).



3) Marco 15,40: Questa “Maria madre di Giacomo e di Ioses” è Maria moglie di Cleofa e “sorella” della Vergine in Giov 19,25-27. E’ questa la madre di Giacomo, Ioses, Giuda e Simone. Questa viene chiamata “sorella” della Vergine Maria, dunque i suoi figli vengono detti “fratelli” di Gesù: in realtà sono cugini. (Alcuni rispondono a questo che, in Marco 15,40, si tratta della Madre di Gesù. Se Marco avesse parlato della Vergine Maria, avrebbe dovuto dire: “Maria, madre di Gesù, di Giacomo, di Ioses, Giuda e Simone”, perché Gesù è stato il primogenito.). E' da considerare inoltre che in una famiglia ebraica non potevano esserci due sorelle con lo stesso nome, per cui anche in questo caso, Maria "sorella" della Madonna, in realtà era cugina.

http://it.answers.yahoo.com/question/index?qid=20080303142834AAKklxn

MARIA IN LUTERO

Maria canta il Dio misericordioso
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Maria canta
il Dio misericordioso
di Renzo Bertalot







OSSERVAZIONI PRELIMINARI



In occasione delle tentazioni nel deserto Gesù si rivolge a Satana ricordando le parole bibliche "Adora il Signore che è il tuo Dio e a lui solo rivolgi la tua preghiera" (Lc 4,8). Satana era pronto a cedere il dominio di questo mondo in cambio dell'adorazione.



Gesù ricorda inoltre alla donna samaritana che l'ora viene anzi è già venuta in cui "gli uomini adoreranno il Padre guidati dallo Spirito e dalla verità" (Gv 4,23).



Al momento dell'Ascensione le donne che seguivano Gesù l'"adorarono" e così i discepoli (Mt 29,9 e 17).



Infine nel libro degli Atti troviamo Cornelio che all'arrivo di Pietro si gettò ai suoi piedi e l'"adorò" (At 10,25). Naturalmente Pietro rifiuta quel tipo di ossequio.



Nei casi citati non sono esplicitati il contenuto dell'adorazione e i sentimenti che vengono espressi o sottintesi.



Ora mentre tutti i credenti, di ogni tempo e luogo, sono coinvolti nell'imperativo biblico di adorare il Signore nostro Dio, è per lo meno curioso il fatto che il verbo "adorare non ricorre mai in rapporto alla madre di Gesù. Sembra anzi affacciarsi un'inversione di tendenza. Nel canto del Magnificat sono proprio i contenuti e i pensieri di Maria che vengono espressi apertamente e con forte efficacia. Con le sue parole (o quelle che la comunità mette sulle sue labbra) ci troviamo nel concreto biblico, ricco di orientamenti precisi.









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1. GRUPPO DI DOMBES



Nel riprendere l'esame del commento di Lutero al Magnificat non possiamo oggi non tenere presenti le tesi del gruppo di Dombes: i dogmi mariani e in particolare la figura di Maria non rappresentano più un'occasione di separazione tra le chiese. Vi sono delle memorie da risanare (Graz 1997); vi sono nuovi orientamenti da sviluppare e da tenere dovutamente in conto sia da parte protestante sia da parte cattolica. Continuare a tacere sulla Maria biblica potrebbe significare anche un tacere su Cristo, mentre un eccessiva insistenza sulle devozioni popolari potrebbe a sua volta nascondere qualcosa del volto del Signore.









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2. FORMA E FONDAMENTO



Infine il recente accordo cattolico-luterano sulla giustificazione per fede (31 ottobre 1999) (1) spinge verso una forte rivalutazione del commento di Lutero con convergenze che sono ormai più che parallele. Il "fondamento" comune in materia di giustificazione dev'essere riaffermato al di là della diversità della "forma" usata dai diversi settori del cristianesimo nelle loro dichiarazioni di fede (2).



Trovano inoltre attuazione le indicazioni del Concilio Vaticano II che distingueva tra la "verità" e la "formulazione della verità".



Infine la Dichiarazione congiunta afferma la nostra totale dipendenza dalla grazia salvatrice e non dalla nostra libertà personale. Siamo "incapaci" di convertirci a Dio, di meritare la giustificazione e di ottenere la salvezza tramite i nostri meriti. La cooperazione è un "effetto" della grazia e non della nostra abilità. Lo Spirito Santo ci rigenera, ma non è neppure giusto dire che siamo senza peccato.



La Dichiarazione congiunta è, quindi, un punto di arrivo importante dopo le polemiche del XVI secolo, ma soprattutto è un punto di partenza determinante per le nuove prospettive del dialogo interconfessionale.



Le prime difficoltà si sono tuttavia registrate con l'emergere del problema delle indulgenze relative all'Anno Santo. I luterani e i riformati si erano espressi fermamente rifiutando di esserne coinvolti in particolar modo durante la settimana di preghiera per l'unità dei cristiani. Una serie di chiarimenti ha permesso di prendere atto delle difficoltà esistenti senza tuttavia interrompere il dialogo che comunque presuppone anche per i cattolici (e le indulgenze) l'accordo sulla giustificazione per fede come "interpretazione autentica" del Concilio di Trento.



Tra i primi interpreti della Dichiarazione congiunta si è parlato di "un accordo differenziato". L'espressione non ricorre nel testo, ma vorrebbe esprimere i limiti e le cautele necessarie per progredire nel dialogo. Personalmente la definizione non mi sembra felice, perché un accordo o è tale o non lo è affatto. Preferirei dire "un accordo in un contesto differenziato". Nel contesto, infatti, ritroviamo il problema dei sacramenti, dei ministeri, del primato petrino e della mariologia a tutt'oggi in via di consultazione e di confronto.



NOTE



(1) PONTIFICIO CONSIGLIO PER L’UNITÀ DEI CRISTIANI - FEDERAZIONE LUTERANA MONDIALE, Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione, trad. it. in Il Regno-documenti 43 (1998) n. 7, p. 250-256; FEDERAZIONE LUTERANA MONDIALE - CHIESA CATTOLICA ROMANA, Dichiarazione ufficiale comune e Allegato, trad. it. in Il Regno-documenti 44 (1999) n. 15, p. 476-480.



(2) Così si era già espresso il cardinale veneto Gaspare Contarini in una lettera al cardinale Pole nel 1542. Cf. R. BERTALOT, Gaspare Contarini (1483-1542): contesto e attualità della giustificazione per fede, in Ateneo Veneto 187 (1999) p. 206-218.









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3. MARIA "CANTA" LA MISERICORDIA DI DIO (3)



Lutero interpreta il .Magnificat come un "inno di lode" a Dio determinato dallo Spirito Santo. Senza lo Spirito Santo ci sono soltanto "chiacchiere" (4) e la nostra libertà è anarchia (5). Nel commento di Lutero ci vien detto che Maria non tiene conto di se stessa, non si esalta, ma "magnifica" Dio, lo loda con tutta la sua "anima" cioè la sua vita (31); lo lascia operare secondo la sua volontà (33), Maria ci insegna perciò ad amare Dio (20 e 34) senza porre in lui qualcosa di nostro (34); la bontà divina sono il suo diletto e la sua gioia. Non così per gli interessati e gli egoisti: la loro umiltà è scorretta perché fanno di se stessi un idolo (35). La vera umiltà è quella degli umili che vengono esaltati da Dio a loro insaputa nella loro nullità (tapeinosis) e indegnità (40). Maria è beata per quel che Dio opera in lei, per lo "sguardo" che Dio le rivolge (Barth: "per quel che Dio le dice"). I beni che possediamo sono certamente doni di Dio, ma solo per il tempo mentre il suo "sguardo" riguarda l'eternità. Non possiamo consolarci con i beni, ma siamo "beati" per lo sguardo di Dio. Maria "canta" (54), infatti, lo sguardo di Dio. In ciò consiste la sua lode per la misericordia di Dio.



Ora lo sguardo di Dio è contemporaneamente progetto di salvezza e liberazione. Così è stato al momento della vocazione di Mosè. Il Signore posò il suo sguardo sul suo popolo oppresso e schiavo in Egitto; subito mise in atto il suo intervento. La promessa fatta ad Abramo riprende vigore. Mosè viene chiamato e mandato dal Faraone a preparare l'esodo degli ebrei e metterli in cammino verso la terra di Canaan.



Dunque lo sguardo di Dio verso Maria è il punto focale di tutto il canto di Maria ed aggiungiamo pure, senza esitazione, di tutto l'Evangelo. L'essere e il divenire di Dio sposano la storia e l'umanità. Se qualcosa di universalmente capitale è accaduto è precisamente questo sguardo. L'operare di Dio è solo suo (60); è tutta grazia (49): santo è il suo nome, cioè la sua presenza. Maria ne è coinvolta, "canta" (54); è piena di gioia; è beata e le generazioni successive la chiameranno ancora beata (45 e 49).



Non la nullità (tapeinôsis) di Maria è oggetto di lode, ma la considerazione divina; "esattamente come quando un principe porge la mano a un povero mendicante, non è da lodarsi la nullità del mendicante, ma la grazia e la bontà del principe" (41). "Con ciò non essa viene lodata, ma la grazia di Dio scesa su di lei" (49).



A questo punto non possiamo dimenticare Ecolampadio (Giovanni Hüssen) e il suo trattato, contemporaneo al commento di Lutero (1521): La lode di Dio in Maria (6). Tutte le creature devono lodare Dio, anche per i doni concessi ad altri e quindi a maggior ragione alla Vergine Maria. Bisogna elogiare Maria per l'incarnazione, dono ricevuto da Dio e oggetto della sua beatitudine: "tutta la sua vita non era sua, ma di Dio".



NOTE



(3) M. LUTUER, Commento al Magnificat, Centro Studi Ecumenici Giovanni XXIII, Sotto il Monte (BG) 1967. Saranno indicate tra parentesi le pagine del testo.



(4) R. BERTALOT, Il Magnificat di Lutero, in Theotokos, 5 (1997), p. 539-548.



(5) Come affermato nell'Assemblea del Consiglio Ecumenico delle Chiese a Camberra nel 1991.



(6) ECOLAMPADIO, La lode di Dio in Maria, Edizioni Monfortane, Roma 1983.





http://www.dimensionesperanza.it/modules/xfsection/print.php?articleid=396&PHPSESSID=db31189a212f5150bd3715b504ff8cb2



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CONCLUSIONE



Maria canta e loda la misericordia di Dio per il miracolo di Natale. Conosce bene la storia d'Israele e gli interventi liberatori di Dio. Riassume il tutto nel compimento delle promesse fatte ad Abramo. Dio si è ricordato del suo popolo. Anche la nostra vita nell'anno 2000 è raccolta in quel contesto e proiettata verso i pagani (Gal 3,14) e verso il futuro che attendiamo dalle mani del Signore.



Maria predica con coerenza il mistero dell'incarnazione che fonda il miracolo di Natale e tocca tutti gli strati della nostra società



Anche Lutero, "devotissimo cappellano" di Giovanni Federico di Sassonia, coglie nel Magnificat un forte richiamo diretto al suo stesso principe: "I principi non sono neppure in grado di pensare se Dio non li ispira in modo speciale" (12) "Se noi non insegniamo queste opere divine e non vi acconsentiamo, non ci sarà servizio divino, né popolo d'Israele, né grazia, né misericordia, né Dio..." (91).



Anche nel nostro tempo si è parlato del Magnificat come della "marsigliese" della comunità cristiana. Lo si è fatto soprattutto in America Latina.



La misericordia di Dio non è mai disincarnata dalla storia dell'umanità. Ogni giorno ci confronta con la nostra misericordia che si rivela sempre troppo piccola e inadeguata rispetto a quella del Signore che ha tanto amato il mondo... (Gv 3,16).









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Data: 2004/8/8
Sezione: Ecco la Serva del Signore. Una voce protestante
L'indirizzo di questo articolo è: http://www.dimensionesperanza.it/modules/xfsection/article.php?articleid=396

giovedì 17 aprile 2008

I COSI' DETTI FRATELLI DI GESU' IN REALTA' SONO SUOI CUGINI

CENTRO ANTI-BLASFEMIA

I COSI' DETTI FRATELLI DI GESU' IN REALTA' SONO SUOI CUGINI

EGESIPPO-(110 c.ca - 180 c.ca) fu uno scrittore cristiano del II secolo che scrisse contro le eresie. È venerato come santo dalla Chiesa cattolica: il martirologio romano ne riporta la commemorazione il 7 aprile.

Viene considerato il primo autore post-apostolico, probabilmente originario della Palestina e conoscitore del greco, dell'ebraico e del siriaco. Visse a Roma durante il papato di Aniceto fino a quello di Eleuterio e sembra abbia scritto la "Storia degli Atti Ecclesiastici".

Le sue opere sono andate perdute, a parte alcuni passaggi citati da Eusebio, che ci dice che scrisse Hypomnemata (Memorie) in cinque libri, in uno stile semplicissimo sulla tradizione della predicazione Apostolica. Egesippo era anche conosciuto da Girolamo di Dalmazia. I suoi scritti intendevano confutare lo gnosticismo e l'eresia di Marcione. Si riferì principalmente alla tradizione come parte integrante degli insegnamenti che erano stati tramandati dalla successione dei vescovi, dando così molte informazioni sui primi vescovi che altrimenti sarebbero andate perse.

Eusebio dice che Egesippo era un ebreo convertito, poiché citava dall'ebraico, conosceva il Vangelo degli Ebrei e un Vangelo siriaco, e citò anche delle tradizioni giudaiche non scritte. Sembra che sia stato a Corinto e a Roma, raccogliendo di volta in volta le dottrine delle varie chiese che visitava, e accertandosi che fossero in conformità con Roma, cosi come riporta quest'estratto: "E la Chiesa di Corinto rimase nella vera Parola finché Primus fu vescovo dei Corinti, questi li conobbi durante il mio viaggio verso Roma, e rimasi con i Corinti per molti giorni, durante i quali fummo rinfrescati con la vera Parola. Quando arrivai a Roma, ho scritto la successione dei vescovi fino ad Aniceto, e a Sotero Eleutero. E in ogni successione e in ogni città tutto funziona secondo le ordinanze della Legge, e i Profeti, e il Signore" [1].

EGESIPPO racconta tante cose sui famigliari di Gesù, e svela il mistero dei così detti fratelli di Gesù.

DAL VANGELO DI SAN MATTEO :13,54-58.

Visita a Nazaret
([53]Terminate queste parabole, Gesù partì di là [54]e venuto nella sua patria insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove mai viene a costui questa sapienza e questi miracoli? [55]Non è egli forse il figlio del carpentiere? Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? [56]E le sue sorelle non sono tutte fra noi? Da dove gli vengono dunque tutte queste cose?». [57]E si scandalizzavano per causa sua. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». [58]E non fece molti miracoli a causa della loro incredulità. )

Questi che sono chiamati fratelli di Gesù; Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda, non sono figli di Giuseppe e Maria, genitori di Gesù, ne figli di Giuseppe con un precedente matrimonio.

Secondo Egesippo, sarebbero figli di Cleopa, fratello di Giuseppe, e di Maria di Cleofa una sorella, o cugina,o cognata di Maria, madre di Gesù.

Infatti è storico che un fratello di Gesù, Simone sia figlio di Cleopa, ora Giacomo il Giusto, si dice sia fratello a questo Simone di Cleopa, quindi i così detti fratelli di Gesù;

Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda sono figli di Cleopa, fratello di Giuseppe, padre putativo di Gesù, quindi i così detti fratelli, sono in realtà cugini di Gesù e non fratelli.

Non ha nessun fondamento evangelico o storico che i così detti fratelli di Gesù siano suoi veri fratelli o fratellastri.

Maria madre di Gesù, non ha atri figli tranne Gesù, infatti Gesù prima di morire l'affida al suo apostolo prediletto Giovanni; Vangelo di San Giovanni : 19,27,

questo non sarebe accaduto se Maria avesse altri figli. Per quanto riguarda Giuseppe non è possibile, che quando sposò Maria fosse vedovo, con figli, ne avesse un altra

sposa oltre Maria, poiché, Maria la madre di Gesù, doveva essere affidata ad un uomo pio e casto, degno di lei, e diGesù,il Figlio di Dio.

Poi nei Vangeli, durante l'infanzia di Gesù, si capisce che la sua famiglia comprende solo Maria e Giuseppe, non compaiono fratellastri di Gesù,questo accade

nel tardivo e leggendario Protovangelo di Giacomo, che da studi specialistici, risulta falso, almeno riguardo storia e geografia della Palestina.

Storicamente, la testimonianza di Egesippo è la più credibile.

Quindi Maria, madre di Giacomo e Giuseppe; (V.Mattteo: 27,56; V.Marco: 15,40; V.Luca :24,10),non sarebbe Maria madre di Gesù, ma la sua perente,

Maria moglie di Cleofa; V.Giovann: 19,25.

San Gerolamo, visse inPalestina, conosceva tutto su Gesù, è stabilì che i così detti fratelli di Gesù, erano figli di Cleofa fratello di Giuseppe, padre putativo di Gesù.



Il più antico e sistematico enunciatore di tale teoria è Girolamo che, rispondendo a Elvidio per cui i 'fratelli' erano fratelli carnali (v. dopo), scrive nel suo De Viri illustribus:

« Giacomo, chiamato fratello del Signore, soprannominato il Giusto, alcuni ritengono che fosse figlio di Giuseppe con un'altra moglie ma a me pare piuttosto il figlio di Maria sorella della madre di nostro Signore di cui Giovanni fa menzione nel suo libro. »

GESU' E I SUOI FRATELLI DI MONS.GIANFRANCO RAVASI

Gesù e i suoi "fratelli"

di Gianfranco Ravasi
(da Avvenire, Agora', 24 novembre 2002)


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Tutti i giornali hanno dato notizia di un articolo apparso sul numero di ottobre-novembre 2002 della Biblical Archaeology Review in cui un noto studioso francese, André Lemaire, informava sulla scoperta dell'iscrizione aramaica: “Giacomo, figlio di Giuseppe, fratello di Gesù”, incisa sul lato di un'urna funeraria databile al I sec. d.C. e appartenente a una collezione privata. In attesa di una documentazione più ampia e specifica (la rivista in questione, anche se settoriale, è divulgativa), l'attenzione s'è spostata sull'antica questione dei “fratelli” di Gesù. Ricostruiamo gli antefatti storici della questione, partendo da un paio di passi marciani. Gesù passa dal suo villaggio, Nazaret. E' sabato e va da buon ebreo in sinagoga ove tiene un discorso che impressiona tutti. Scattano subito le reazioni tipiche di un piccolo paese e lo stupore si trasforma in ironia e sospetto: “Da dove gli vengono queste doti? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui con noi?” (Mc 6, 2-3). Fin dalle origini cristiane ci si è interrogati proprio sull'identità di questi “fratelli e sorelle” rispetto ai quali Gesù sembra prendere le distanze anche in un'altra occasione. Un giorno, infatti, gli comunicano: “Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano!” E Gesù: “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?” Poi, dopo aver girato lo sguardo sugli uditori, continua: “Ecco mia madre e i miei fratelli! Chi fa la volontà di Dio, costui è per me fratello, sorella e madre” (Mc 3, 31-35). Anche lo storico giudaico Giuseppe Flavio (I sec.) nella sua opera Antichità giudaiche (XX, 200) parla di Giacomo, responsabile della Chiesa di Gerusalemme, come di un “fratello di Gesù detto il Cristo”. Una prima e antica identificazione di questi “fratelli” appare in uno scritto apocrifo (cioè non accolto nel Canone delle Sacre Scritture) composto nel II secolo, il cosiddetto Protovangelo di Giacomo. In esso Giuseppe, al momento del matrimonio con Maria, confessa: “Ho figli e sono vecchio, mentre lei è una ragazza!” (9,2). I “fratelli” di Gesù sarebbero per quest'opera “fratellastri”, nati da un precedente matrimonio di Giuseppe. Sempre nel II secolo un autore cristiano di origine palestinese, un certo Egesippo, nelle sue Memorie parla di “parenti” di Gesù che furono processati dai Romani sotto l'imperatore Domiziano, quindi sul finire del I secolo. Questa tesi fu accolta anche dal famoso traduttore latino della Bibbia, san Girolamo, che nei “fratelli” e nelle “sorelle” di Gesù vide in pratica i cugini, cioè gli appartenenti al clan familiare di Maria. Egli sostenne questa tesi nell'opera De perpetua virginitate polemizzando aspramente contro un tale Elvidio, suo contemporaneo (IV secolo), che affermava trattarsi invece di figli avuti da Maria e Giuseppe successivamente rispetto a Gesù, tesi sostenuta anche da alcuni esegeti moderni. Uno degli argomenti addotti era la frase del Vangelo di Luca in cui si dice che Maria “diede alla luce il suo primogenito”, Gesù (2, 7). E', però, da notare che il termine “primogenito” ha di per sé valore giuridico e sottolinea i diritti biblici connessi alla primogenitura. Curiosamente in un documento aramaico del I secolo si parla di una madre (di nome Maria essa pure) che morì dando alla luce “il suo figlio primogenito”.

L'esegesi storico-critica moderna ha fatto notare poi che nell'aramaico o nell'ebraico il termine “fratello” ('aha' e 'ah' ) indica sia il fratello, sia il cugino, sia il nipote, sia l'alleato: nella Genesi Abramo chiama il nipote Lot “fratello” (13, 8), come fa Labano col nipote Giacobbe (29, 15). Inoltre l'espressione “fratelli del Signore” nel Nuovo Testamento (Atti 1, 14; 1Corinzi 9, 5) designa un gruppo ben definito, quello dei cristiani di origine giudaica legati al clan nazaretano di Cristo. Essi costituirono una specie di comunità a sé stante, dotata di una sua autorevolezza al punto tale da poter proporre un proprio candidato come primo “vescovo” di Gerusalemme, Giacomo (Atti 15, 13; 21, 18). Nel brano sopra citato (Marco 3, 31-35) Gesù sembra ridimensionare i loro privilegi e ridurli all'orizzonte più generale e più significativo della fedeltà alla volontà del Signore. Per altro essi non sono mai chiamati, come Gesù “figli di Maria”. A questo punto, però, entra in scena la nostra iscrizione ove si avrebbe “figlio di Giuseppe” e quindi si inviterebbe a considerare Giacomo come fratello carnale di Gesù, magari come figlio avuto da Maria dopo aver generato Gesù. Prescindendo dal discorso teologico sulla verginità di Maria attestata dalla fede cristiana antica, e rimanendo nell'ambito puramente storico-critico, bisogna essere in realtà molto cauti. Lo stesso Lemaire riconosce che “tenendo conto del numero di abitanti di Gerusalemme (ca. 80.000) e dell'onomastica dell'epoca, vi potevano essere almeno una ventina di Giacomo che avevano un padre chiamato Giuseppe e un fratello denominato Gesù”, trattandosi di nomi comunissimi. Supponendo pure che l'espressione “fratello di Gesù” – piuttosto inattesa in un'epigrafe funeraria – sia stata introdotta proprio per rimandare a Cristo, figura nota, non si potrebbe però storicamente escludere né la tesi della paternità solo legale di Giuseppe nei confronti di Gesù, paternità attestata dal Vangelo di Matteo, né la tesi di una precedente prole di Giuseppe, attestata dall'antica tradizione apocrifa.


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http://www.santamelania.it/approf/papers/gesu_fratel.htm

CHI ERANO I FRATELLI DI GESU' ?

Marco 6,3 (Mat 12,46): “I fratelli di Gesù: Giacomo, Ioses, Giuda e Simone…”?
1) Nella mentalità orientale, ancora oggi, sono considerati “fratelli”, i cugini, i bimbi dello stesso villaggio, i bimbi che diventano grandi insieme e, su un piano generale, sono “fratelli” i paesi arabi. La Bibbia, che è impregnata dell’ambiente orientale, usa spesso la parola “fratello” per indicare dei cugini o dei ragazzi dello stesso villaggio. Ci sono molti esempi biblici nell’Antico Testamento:

Gn : 13,8 e 14,16: Abramo è indicato come fratello di Lot, invece è lo zio.

Deut 15,2-3: “Non esigerai il tuo credito da tuo fratello (l’ebreo come te)… ma dallo straniero (che non è ebreo): Lev 19,17: “Non odiare tuo fratello (l’ebreo)…”.

1 Cronache 23,22: I figli di Kis sono i cugini e non i fratelli delle figlie di Eleazaro, come vengono presentati dalla Bibbia.



2) Giov 19,25-27: Maria, la moglie di Cleofa (vedere Luca 24,18) non può essere la sorella di carne di Maria, la madre di Gesù, ma è sua cugina, considerata sua sorella secondo l’abitudine orientale già vista. Inoltre non potrebbero esserci due Marie nella stessa famiglia.

“Ecco tuo figlio…ecco tua madre” (Giov 19,26-27): Giovanni non è il figlio di Maria e neppure

Ella sua madre secondo il corpo: è una figliolanza spirituale. Se Maria avesse avuto altri figli, perché Giovanni avrebbe dovuto “prenderla con sé” e non è andata con gli altri? Alcuni risponderanno: “Perché i suoi fratelli non credevano in lui” (Giov 7,5). Noi rispondiamo ancora dicendo: questi fratelli sono i compaesani di Gesù, gli abitanti di Nazareth, il suo villaggio natale, che non credevano in Gesù e ai quali Gesù dice: “In verità vi dico che nessun profeta è ben accetto nella sua patria” (Luca 4,24). Non sono dunque i suoi “fratelli” Giacomo, Ioses, Giuda e Simone, già citati. Questi, invece, credono in lui e diventano suoi apostoli (vedere le

lettere di Giacomo e Giuda e ancora: Atti1,14 e 12,17 / 1 Corinzi 9,5 e 15,6 / Galati 1,19).



3) Marco 15,40: Questa “Maria madre di Giacomo e di Ioses” è Maria moglie di Cleofa e “sorella” della Vergine in Giov 19,25-27. E’ questa la madre di Giacomo, Ioses, Giuda e Simone. Questa viene chiamata “sorella” della Vergine Maria, dunque i suoi figli vengono detti “fratelli” di Gesù: in realtà sono cugini. (Alcuni rispondono a questo che, in Marco 15,40, si tratta della Madre di Gesù. Se Marco avesse parlato della Vergine Maria, avrebbe dovuto dire: “Maria, madre di Gesù, di Giacomo, di Ioses, Giuda e Simone”, perché Gesù è stato il primogenito.). E' da considerare inoltre che in una famiglia ebraica non potevano esserci due sorelle con lo stesso nome, per cui anche in questo caso, Maria "sorella" della Madonna, in realtà era cugina.

N.B: Da sottolineare inoltre che il greco “adelphòs” (ebraico ach; aramaico achà) nella Bibbia significa “cugino, parente stretto”.

I più solerti Testimoni di Geova obiettano: Col 4,10 presenta Marco cugino di Barnaba. Quindi si distingueva “fratello” da “cugino”. Rispondiamo che anépsios (è l’unica volta che ricorre nel NT) significa congiunto, parente, lontano parente, cugino, nipote (si consideri la somiglianza col latino nepos).



4) I “fratelli” di Gesù non furono mai chiamati “i figli di Maria”.

Giacomo si definisce “servitore del Signore Gesù”, non suo fratello (Giac 1,1).

Giuda dice “servitore di Gesù e fratello di Giacomo” non fratello di Gesù.

Alcuni risponderanno a questo che Gesù aveva altri fratelli e che sono quelli che si sono dichiarati suoi fratelli. Allora perché la Bibbia non li cita e nomina solo Giacomo, Ioses, Giuda e Simone, che, come dimostrato, sono parenti prossimi?
1 mesi fa
Dettagli aggiuntivi
1 mesi fa

@Marco Nappo: e invece no! E' proprio per questi "cavilli" come li chiami tu che si sono creati gli scismi, e poi le sette, e la gente si è allontanata dalla Verità e dalla Madre Chiesa

http://it.answers.yahoo.com/question/index?qid=20080303142834AAKklxn

I FRATELLI E LE SORELLE DI GESU' DI FRA' TOMMASO

i fratelli e le sorelle di gesu'



A cura di frà Tommaso Maria di Gesù dei frati minori rinnovati
Via alla Falconara n° 83 - 90100 Palermo - Tel. 0916730658

Non cattolico. Noi rileviamo dalla S. Scrittura, precisamente dal N.T., che la Madre di Gesù non fu sempre vergine, come afferma la Chiesa cattolica. Infatti, Gesù è chiamato primogenito e non unigenito. Il N.T. parla costantemente dei fratelli e delle sorelle di Gesù. I cattolici obiettano che nella Bibbia, la parola "fratello" è talvolta adoperata nel senso di "cugino", ma i Vangeli parlano sempre di "Fratelli e sorelle" di Gesù, mentre in greco (la lingua in cui i Vangeli sono stati scritti) vi è il termine per indicare fratello (adelfòs) e un altro per indicare cugino (anepsiòs).

Cattolico. Fratelli e sorelle di Gesù sono menzionati in diversi punti del N.T. (Mt 12,46; 13,55; Mc 3,31; Lc 8,19; Gv 2,12; 7,3 ss.; 20,17; At 1,14; 1 Cor 9,5; Gal 1,19), particolarmente Giacomo, Giuseppe, Giuda, Simone in Mc 6,3 (vedi Giacomo il fratello del Signore). Le parole greche che significano "Fratello" e "sorella" non sempre in senso stretto ed anche in senso traslato, traducono termini ebraico-aramaici che, oltre a designare i figli di stessi genitori, designano anche parenti prossimi, specialmente per consanguineità, senza specificare il grado di parentela. Per i vari gradi di parentela, poi, le due lingue non possiedono neppure tutti i vari termini che hanno le nostre lingue. In ogni caso è bene precisare che non è detto che i fratelli e le sorelle di Gesù siano anche figli di Maria.

Non cattolico. E perché?

Cattolico. Anzitutto perché non tutte le parole della Bibbia vanno interpretate con l'espressione che hanno, ma con quello che vogliono significare.

Non cattolico. Queste sono idee tue.

Cattolico. Tutt'altro! La Bibbia contiene spesso pagine ardue per le persone moderne. Già nei tempi antichi e posteriori a Cristo troviamo scuole per la retta interpretazione di essa. Con l'avvento di Cristo, tutta la S. Scrittura è consegnata alla "Sua" Chiesa, che ne è la custode e l'annunciatrice autentica. Essa, poi, per il fatto di essere il "prolungamento di Cristo" e "Colonna e sostegno della verità", difende e conserva la divina Parola nella sua integrità, con la stessa autorità e autenticità conferitale da Nostro Signore Gesù Cristo.

Non cattolico. Tu mi hai affermato che i fratelli e le sorelle di Gesù, non sono figli di Maria. Ti ho domandato: perché? Ancora non mi hai dato una risposta.

Cattolico. Oltre quello che già ti ho detto, devo ancora risponderti che i "perché" sono diversi, e cioè:
a) perché con la parola "ah" (= fratello), gli Ebrei esprimevano la parentela in genere o, addirittura semplicemente compaesano o compatriota;
b) quando volevano indi care un fratello germano (= uterino, di sangue) ricorrevano ad espressioni più lunghe, come "figlio di suo fratello" "Figlio di sua madre". Gesù è sempre indicato come figlio di Maria. GLI ALTRI MAI.

Non cattolico. Queste mi sembrano tutte chiacchiere. Io trovo scritto "Fratelli di Gesù" e cosi devo credere se sono fedele alla Parola di Dio.

Cattolico. Le cose dette sopra non sono chiacchiere né inutili giustificazioni, ma realtà bibliche.

Non cattolico. Realtà biblica? Mi si mostri questa realtà che io non trovo in nessuna parte.

Cattolico. Ad evitare inutili discussioni, è bene sapere che molto spesso le parole non si devono interpretare così come giacciono, ma col giusto significato che l'autore sacro vuole indicare. Per quanto riguarda i "Fratelli di Gesù" questa è la realtà biblica:
l. Giacomo, fratello di Gesù, è figlio di Alfeo (cf Mt 10,3). Può essere, quindi un parente di Gesù. Giacomo fu capo della Chiesa di Gerusalemme dopo la dispersione degli Apostoli (cf At 12,17; 15,13; 21,18).

2. Giuda, detto anche lui fratello di Gesù, così incomincia la sua lettera: "Giuda servo di Cristo, fratello di Giacomo".
3. "E le sue sorelle non sono tutte "fra noi?"
E' chiaro che quel "Fra noi" dà l'idea di persone che abitano nella stessa contrada, quartiere, località di chi sta parlando. Si capisce che si tratta di parentela larga, di conoscenti più intimi o di paesani.

Non cattolico. Non mi convinco. Infatti, troviamo ancora in Mt 12,46-50 e in Mc 3,31 che "mentre Egli (Gesù) parlava alla folla, sua madre e i suoi fratelli cercavano di parlargli... Ma Egli disse: "Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?... Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli; perché chiunque fa la volontà del Padre... è per me fratello, sorella e madre", e Luca (8,19-20) aggiunge: "Mia madre e i miei fratelli sono coloro che ascoltano la Parola di Dio e la mettono in pratica".
Qui viene il sospetto che Gesù abbia addirittura rinnegato le persone più intime, perché da loro rinnegato, come appare in Gv 7,5.

Cattolico. Non c'è dubbio che le parole di Gesù vogliono darci dei profondi insegnamenti. L'appartenenza a Lui non, si basa su legami di sangue o di parentela. La Chiesa non è fondata su rapporti ambientali, di razza, di classe o di cultura: essa è la famiglia di Dio.
Gli evangelisti sottolineano le ragioni opposte che suscita la persona di Gesù. Le folle lo cercano, i più intimi (parenti, paesani) lo ritengono quasi folle: essi non comprendono affatto la sua missione e vogliono distoglierlo facendolo ritornare in patria. Ancora più grave è l'ostilità dei dottori della religione ebraica; essi si persuadono che Gesù riceve il suo potere dal principe dei demoni, Belzebul (cf Mc 3,22). Non c'è dubbio che nelle parole di Gesù è implicito un elogio per sua madre che "serbava le sue parole ... meditandole nel suo cuore" (Le 2,19.51) ed era "la serva del Signore che compiva tutta la Sua volontà" (cf Lc 1,38).

Non cattolico. Vogliamo sapere con più certezza dove è scritto che Gesù non ha avuto altri fratelli di sangue.
Cattolico. Leggendo bene la Bibbia si capisce chiaramente che Gesù non ha avuto altri fratelli di sangue. Ho già detto che con la parola "Fratello" gli Ebrei volevano indicare un po' di tutto: parente in genere, paesano, compatriota, ecc. Per troncare ogni discussione in merito mi permetto di elencare alcuni passi biblici che provano le mie affermazioni.
Non cattolico. E cioè?

Cattolico. La parola "Fratello" nella Bibbia è attribuita:
l. Ai nipoti:
Gen 13,8: "Abramo disse a Lot: 'Non vi sia discordia tra me e te, tra i miei mandriani e i tuoi, perché noi siamo fratelli'" (Lot è nipote di Abramo, figlio di suo fratello Aran (cf Gen 11,27; 14,12);

2. Agli zii:
Gen 29, 15: Labano chiama "parente" Giacobbe, il quale è nipote, figlio di sua sorella Rebecca;

3. Ai cugini remoti: (Lev 10,4);

4. Ai parenti in genere: (2 Re 10, 13);

5. Ai semplici compatrioti: (Gen 19,6).

N.B. a) I Vangeli conservano la mentalità ebraica e perciò la parola "fratello" ha un uso così ampio. D'altronde, non si può dire che tra noi ancora oggi le cose siano del tutto cambiato.
b) Osserviamo inoltre, che nell'infanzia di Gesù non vengono mai nominati gli eventuali suoi fratelli;
c) Nel racconto dei pellegrinaggio a Gerusalemme di Gesù fanciullo (Lc 2,41-52) è sorprendente che non si faccia mai menzione di eventuali fratelli di Gesù;
d) La Madonna, come donna, non era affatto obbligata al pellegrinaggio se, oltre al suo primogenito, avesse avuto altri figli;
e) E che dire di Gesù morente? Gv 19,26-27: "Gesù allora, vedendo la madre... disse. 'Donna, ecco tuo figlio...' e da quel momento il discepolo la prese nella sua casa".
Se la Madonna avesse avuto altri figli, sarebbe rimasta presso di loro e non con Giovanni, né Gesù si sarebbe espresso in quella maniera.

Non cattolico. Dimmi, allora, perché Maria sposò Giuseppe?

Cattolico. Il matrimonio tra Giuseppe e Maria fu necessario.

Non cattolico. Perché?

Cattolico. Queste sono le ragioni per cui il matrimonio tra Giuseppe e Maria fu necessario:

a) Perché la Madonna sarebbe stata lapidata come adultera;

b) Così S. Giuseppe poté custodire la Madre ed il Figlio.

c) S. Giuseppe era certamente discendente della stirpe davidica e solo lui, come uomo, poteva legalmente assicurare la discendenza a Gesù secondo: la carne;

d) Il segreto poté rimanere nascosto finché Dio non volle farlo conoscere bene attraverso lo stesso Verbo Incarnato;

e) Il "Non conosco uomo" di Maria all'angelo dimostra la sua ferma volontà di rimanere sempre vergine, come consacrata a Dio.
Quindi, la parola "Fratello" o "sorella" non significa necessariamente "Fratello di sangue". Anzi mai, o quasi mai, ha questo significato.

f) Il significato più ampio di "fratello", "sorella" si riscontra anche nella letteratura greca del periodo ellenistico, del quale fa parte il greco del Nuovo Testamento;

g) Come ho già accennato, la Bibbia quando vuole indicare che si tratta di un fratello consanguineo usa questa formula:

1. Gen 29, 10: "Quando Giacobbe vide Rachele, figlia di Labano, 'fratello di sua madre', Giacobbe, fattosi avanti, rotolò la pietra dalla bocca del pozzo e fece bere le pecore di Labano, fratello di sua madre, insieme con il bestiame di Labano, 'fratello di sua madre' ".
E' impressionante che in un periodo così breve, lo scrittore sacro usi per tre volte l'espressione 'fratello di sua madre'.

2. In Gen 43,29 è detto: "Egli (Giuseppe) alzò gli occhi e guardò Beniamino, suo fratello, figlio di sua madre". Giuseppe e Beniamino sono figli della stessa madre (Rachele), ossia fratelli di sangue, e perciò l'autore sacro specifica.

3. La stessa formula troviamo in Dt 13,7: ... Qualora il tuo fratello, figlio di tuo
padre o figlio di tua madre`; Gdc 8,19: "Egli (Gedeone) riprese: "Erano miei fratelli, figli di mia madre";
Gdc 9,4-5: "Abimelech... venne; alla casa di suo padre, a Ofra, e uccise sopra una stessa pietra i suoi fratelli, figli di Ierub-Baal (suo padre)";
Sal 49,20: "Ti siedi, parli contro il tuo fratello, getti fango contro il figlio di tua madre";
Sal 68,9: "... sono un estraneo per i miei fratelli, un forestiero per i figli di mia madre".

N.B.

a) Come si vede, il fratello di sangue è generalmente indicato con le suddette formule;
b) Inoltre, per convincerci ancora meglio che la parola "Fratello" ha un significato molto ampio, leggiamo in:
1 Cronaca 9,6: Ieuèl ha 690 "fratelli". E' chiaro che essi fanno parte della larga parentela e anche dei concittadini di Ieuèl.
1 Cronaca 15,5: Uriel ha 120 "fratelli". Certamente si tratta di larga parentela o di compatrioti.

Non cattolico. Eppure in Col 4,10 S. Paolo usa la parola cugino, perché non ha detto 'fratello' come altrove?

Cattolico. Il termine usato da S. Paolo è la parola greca "anepsíos". Da notare che "anepsios" non ha il significato stretto di cugino, ma quello più generico di parente, che può includere anche quello di cugino. Etimologicamente richiama il latino "nepos" che è un termine con un significato più ampio e non quello di "nipote", come sembrerebbe dalla parola italiana. In italiano adoperiamo la parola "parente" con significato molto ampio, mentre in latino i "parentes" sono i soli genitori. Per convincerci ancora meglio, nel N.T. ci sono molti passi che confermano quello che sto dimostrando. Qualche esempio:
- In Gv 20,17, "fratelli" sono i "discepoli";
- In Mt 25,40, i "fratelli" sono "tutti gli uomini";
- In 1 Cor 9,3-5, i "fratelli" sono i "fratelli di fede";
- In Gal 1,18-19, Giacomo, che è figlio di Alfeo (cf Mat 10,3), viene indicato da Paolo come fratello del Signore ossia come appartenente alla sua parentela o, tutt'al più, potrebbe essere tra i suoi cugini;
- In Mt 28, 10, Gesù chiama "fratelli" i suoi apostoli e discepoli.

Non cattolico. Nonostante tutte queste citazioni, il dubbio rimane, e le ragioni sono le seguenti:
a) In Mt 1,25 è scritto che Giuseppe prese Maria come sposa "la quale, senza che egli la conoscesse, partorì un figlio, che egli chiamò Gesù;
b) In Lc 2,7 è detto che Maria "diede alla luce il suo figlio "primogenito".

I miei dubbi sono questi:
- Anzitutto le parole di Matteo in traduzioni precedenti a quella della CEI sono così indica- te: "Ma egli (Giuseppe) non la conobbe, finché ebbe partorito il suo figliolo primogenito...". Dunque, la conobbe dopo.

Cattolico. La S. Scrittura vuol dimostrare che il Bambino Gesù non è stato concepito mediante il concorso umano, e basta. Queste parole vanno collegate con quelle altre di Maria: "Come è possibile? Non conosco uomo". Queste parole, come già ho detto precedentemente, vogliono indicare la ferma risoluzione di Maria di voler rimanere "sempre vergine" perché consacrata a Dio. Per convincerci ancora di più, leggiamo in 2 Sam 6,29: «Micol, figlia di Saul, non ebbe figli sino al giorno della sua morte" (cf Sal 110, 1). E' certo che Micol non ebbe figli neppure dopo la morte...

Non cattolico. Ma ho ancora qualche dubbio. Infatti la parola "primogenito" lascia capire che dopo vi sono stati altri figli, altrimenti Gesù doveva essere indicato come l'Unigenito.

Cattolico. Anche per questa obiezione c'è una risposta tecnica e biblica chiarificatrice.
Il "primogenito", indicato da Lc 2,7, nella mentalità ebraica è il figlio che "apre il seno materno" (cf Es 13,2; Nm 3,12). "Primogenito" era un termine legale, in quanto i genitori dovevano pagare per lui un prezzo di riscatto. Dio Padre introduce il Primogenito sia al momento dell'Incarnazione (Eb 1,6), sia al momento della intronizzazione nella gloria (cf Eb 1,3; 2,5; Ef 1,20-21; Fil 2,9-10). Primogenito è anche un titolo di onore (cf Col 1, 15. 18; Ap 1,5). Infine l'archeologia ha scoperto (1922) una iscrizione greca di un cimitero giudaico dell'Egitto (5° sec. a.C.) che dice: "La sorte mi condusse al termine della vita nel dolore del parto del mio primogenito figlio". Certo, dopo questo "primogenito" non vi furono altri figli!
Credo che dopo tutte queste risposte e prove, chiunque vuole può tranquillamente credere rettamente.
La mia personale esperienza mi fa capire come il grande dottore d'Ippona, il gigante dei pensiero, S. Agostino, avesse proprio ragione quando scriveva: "Può credere chi vuole credere. La fede è un 'si' libero, ma anche obbediente. Infatti Dio non lascia al nostro arbitrio e piacimento di accogliere o rifiutare la sua rivelazione. Il Vangelo della salvezza non ci è rivolto semplicemente come un'offerta, ma come un comando (1 Gv 3,23: "Questo è il suo comandamento: che crediate nel nome del suo Figlio Gesù Cristo"). Perciò il 'no' che l'uomo oppone alla rivelazione di Dio, il rifiuto a credere, dalla Sacra Scrittura è detto una disobbedienza (cf Rm 11,30; 1 Pt 1,2). La Chiesa di Dio definisce la fede come un pieno ossequio dell'intelletto e della volontà a Dio rivelante".
Il cuore (l'amore) non è escluso, giacché l'atto di fede prende tutto l'uomo. "Col cuore si crede per ottenere giustizia" (cf Rm 10, 10).

Non cattolico. Certo mi hai detto tante cose ed hai fatto molte precisazioni, ma i miei dubbi non sono del tutto scomparsi.

Cattolico. Ci credo. Il non cattolico ha subito per molto tempo lavaggi di cervello così poderosi che è difficile liberarsene senza una grazia particolare. Chiedi a Gesù con umiltà e fede questa grazia e allora comprenderai... e potrai anche giungere alla Verità tutta intera entrando o rientrando nella Casa del Padre dove saprai "come comportarti nella Casa di Dio, che è la Chiesa del Dio vivente, colonna e sostegno della Verità" (cf 1 Tm 3,15).

Il Signore vi dia pace.
Fra Tommaso Maria di Gesù


http://apologetica.altervista.org/fratelli_sorelle_gesu.htm